Il trapianto

Fegato, patologie, prevenzione

L'importanza del fegato

L'importanza del fegato

La centrale energetica e chimica del tuo organismo

Il fegato produce la bile che, immagazzinata nella colecisti e poi liberata nell'intestino in relazione ai pasti, aiuta l'assorbimento di molti alimenti e vitamine. Inoltre disintossica dall'alcol, dai farmaci e dai veleni con i quali puoi venire a contatto anche solo respirandoli, accumula energia e produce proteine indispensabili per la tua vita, come i fattori della coagulazione che impediscono le emorragie.

I nemici del fegato

I principali nemici del tuo fegato sono alcuni virus spesso causa di una epatite acuta che, in certi casi, non guarisce e diventa cronica. Anche l'eccesso di alcol e medicinali può danneggiare il fegato in modo acuto ma più spesso porta ad accumulo di grasso e infiammazione. Particolari farmaci, specie se assunti per molto tempo o associati all'alcol, possono fare male al tuo fegato. La cirrosi è il risultato irreversibile dell'evoluzione di alcuni casi di epatite cronica virale o degli effetti negativi che l'alcol esercita, negli anni, sul fegato.

Come prevenire l'epatite

In zone geografiche ove l'epatite A è frequente, l'acqua può essere veicolo di infezione come pure il consumo di frutti di mare crudi o verdure non ben lavate. Per l'epatite B, Delta e C bisogna ricordare come le trasfusioni di sangue e gli emoderivati siano ora controllati con esami specifici (dal 1990 anche per il virus C) e quindi sono rarissime queste modalità di trasmissione.

È fondamentale evitare lo scambio di siringhe, aghi, rasoi, forbici e spazzolini da denti che possono trasmettere i virus epatici. I contatti sessuali non protetti sono a rischio. Tatuaggi e piccoli interventi devono essere eseguiti in ambienti idonei e con procedure controllate.

I vaccini

Può essere indicato il vaccino contro il virus A per chi si reca in Asia, Africa, America Latina. La vaccinazione per il virus B, efficace anche per prevenire l’infezione Delta, è obbligatoria per i neonati (al 3°, 5° e 11° mese di vita) e per tutti gli adolescenti nel corso del 12° anno di vita (ai tempi 0, 1 e 6 mesi). E’ raccomandata per varie categorie a rischio: i conviventi di portatori del virus B, gli operatori sanitari e le persone che si recano all’estero per lunghi periodi di tempo in aree ad alta diffusione del virus B come Asia ed Africa. Non è ancora disponibile il vaccino per l’epatite C.

L'alimentazione

Un'alimentazione corretta (ricca di fibre, frutta, verdure e povera di grassi di origine animale) è importante per prevenire molte malattie come il diabete, l’aterosclerosi, le cardiopatie, i tumori. Per prevenire le malattie del fegato occorre invece moderare l’uso dell’alcol. Sappiamo infatti che l’abuso di alcol è responsabile di un quarto dei casi di cirrosi epatica e spesso potenzia gli effetti dannosi del virus B e del virus C. Occorre evitare di eccedere nel bere birra, vino e, in particolare, superalcolici.

Se pensi di non avere problemi ma vorresti fare accertamenti

Non sono indicati accertamenti se non sono presenti fattori di rischio (ricorda l’alcol, le trasfusioni di sangue fatte in anni passati, la tossicodipendenza, la convivenza con persone ammalate di epatite .Se invece sei stato esposto a questi fattori di rischio puoi discuterne con il Medico e chiedergli se, nel tuo caso, sia necessario fare particolari esami. Gli accertamenti che possono essere eseguiti oggi in questo campo sono numerosi e spesso sofisticati e costosi: la scelta delle indagini da eseguire cambia da caso a caso e spetta al Medico. Non scegliere di fare esami di tua iniziativa: i risultati sarebbero difficilmente interpretabili e la spesa potrebbe risultare inutile.

Se sei portatore cronico dei virus dell’epatite

Parlane, se non lo hai già fatto, con il Medico che potrà aiutarti a definire il tuo stato di salute con gli accertamenti necessari. La positività di alcuni test per i virus dell’epatite non è sempre indicativa dello stato di portatore cronico: rivolgiti al tuo Medico. Puoi non contagiare chi ti è vicino evitando lo scambio di siringhe, aghi, rasoi, forbici e spazzolini da denti. Per alcuni tipi di epatite (B, Delta) quella sessuale è una via di trasmissione importante; anche per l’epatite C è possibile, ma il rischio sembra più limitato. Ricorda che i tatuaggi e i piccoli interventi condotti in condizioni igieniche non buone possono trasmettere i virus dell’epatite.Riferisci sempre di essere portatore di un virus dell’epatite quando ti rivolgi ad un medico: potrai essere curato meglio e il rischio che tu possa trasmettere l’infezione ad altri sarà ancora più basso. La tua salute dipende anche da quanto fai per il tuo fegato.

Le patologie

Epatite A
L’epatite acuta A è sostenuta da un virus. Presenta incubazione più breve (15 giorni – 2 mesi) rispetto alla epatite virale B. La contagiosità elevata e la trasmissione è fecale-orale. È più diffusa nelle popolazioni a basso livello sanitario ed igienico. La via di contagio è orale, attraverso cibi contaminati. La prevenzione si attua con il rispetto di norme igieniche elementari (per esempio, il virus viene inattivato dalla bollitura dell’acqua). Il sintomo classico è rappresentato dall’ittero, che però compare in una piccola percentuale di casi, per cui molte forme passano inosservate: la malattia guarisce completamente nella maggior parte dei casi; dopo la guarigione compaiono gli anticorpi anti-virus A (IgG), che forniscono protezione per tutta la vita, e non ne conseguono forme croniche. La profilassi con gammaglobuline, indicata per le persone a contatto con i malati di epatite virale acuta A, è invece generalmente superflua nel contatto occasionale. La vaccinazione è oggi disponibile ed è indicata prima di viaggi in zone ad alto rischio.

Epatite C
L’epatite virale acuta C è sostenuta da un virus contagioso meno del virus B ma che segue le stesse vie di trasmissione. Viene riconosciuta nei soggetti politrasfusi e in coloro che, in passato, si sono sottoposti a interventi chirurgici o a trattamenti odontoiatrici, quando ancora ( prima del 1990) non era stato identificato il virus e non erano disponibili efficaci mezzi di prevenzione del contagio. Le modalità di trasmissione e i soggetti a rischio sono, in linea di massima, gli stessi dell’epatite virale B. Più frequentemente di altre epatiti virali decorre in maniera asintomatica. L’evoluzione verso una forma cronica è molto frequente e l’esito in cirrosi appare, qui, più probabile di quanto avvenga per la forma da virus B. È possibile anche, dopo l’evoluzione in cirrosi, una degenerazione neoplastica. L’alcol è assolutamente da evitare nei pazienti affetti da epatite C perchè può peggiorare l’epatopatia.

Epatite B
L’epatite virale acuta B è sostenuta da un virus. Ha un tempo di incubazione di 1-3 mesi e trasmissione parenterale. È caratterizzata dalla presenza nel sangue dell’antigene Australia (HBsAg) che è una componente della particella virale. Il contagio avviene con trasfusioni di sangue o emoderivati infetti (attualmente impossibile per il controllo accurato del sangue dei donatori), per inoculazione accidentale di piccole quantità di sangue infetto mediante siringhe, aghi, strumenti e apparecchiature sanitarie non sterilizzate (per esempio, agopuntura, tatuaggi, piercing, cure dentarie, manicure ecc.) o con uso di spazzolini da denti, rasoi, forbici di soggetti infetti, per contatto sessuale, per trasmissione del virus contenuto nel liquido seminale e nel secreto vaginale, per trasmissione da madre infetta al neonato al momento del parto. I sintomi della malattia sono aspecifici e sono simili a quelli delle epatiti di altra origine. L’ittero, che è il sintomo più caratteristico, è presente solo in una piccola parte dei casi. L’infezione quindi può passare inosservata. La malattia guarisce nella maggioranza dei casi e compaiono nel siero gli anticorpi contro l’HBsAg (IgG anti-HBsAg): in una variabile percentuale di pazienti, la malattia tende a cronicizzare, presentando vari quadri che vanno dall’epatite cronica alla cirrosi, con persistenza di HBsAg nel sangue.

Alcuni soggetti invece, dopo il contatto con il virus, non lo eliminano dall’organismo e diventano portatori cronici e potenzialmente infettivi, pur non presentando alcuna epatopatia (portatori “sani” dell’HBsAg). Tutti i pazienti positivi per l’HBsAg, nel caso dovessero affrontare chemioterapie o terapie immunosoppressive, devono essere trattati con farmaci anti-virali per prevenire la riacutizzazione dell’epatite B.

Prevenzione dell’epatite B
La prevenzione dell’epatite virale B si attua con il rispetto di opportune misure igieniche: è da sottolineare che la trasmissione ai conviventi è relativamente rara. In ogni caso, ai portatori di HBsAg si consiglia l’uso strettamente personale di spazzolini da denti, rasoi, pettini, forbici ecc., e l’uso di profilattici nei rapporti sessuali. È necessario che i portatori di HBsAg segnalino il loro stato in occasione di cure mediche o dentistiche in modo da consentire l’attuazione di ulteriori opportune misure di sterilizzazione. Per quanto riguarda la profilassi con gammaglobuline, risultano efficaci solo quelle “iperimmuni” cioè specifiche per l’epatite virale B, da eseguirsi entro 48 ore dal contagio: sono indicate particolarmente in soggetti con esposizione accidentale a sangue positivo per l’HBsAg.

È inoltre possibile effettuare la vaccinazione contro l’epatite virale B: essa è efficace, priva di effetti collaterali di rilievo, dura sufficientemente a lungo (fino a 8 anni, al termine dei quali un richiamo vaccinale prolunga l’immunità per altri 8 anni) ed è indicata nei soggetti ad alto rischio d’infezione, cioè medici e infermieri, neonati di madre positiva per l’HBsAg, partner di soggetti positivi per l’HBsAg e congiunti a stretto contatto, tossicodipendenti, persone che si prostituiscano, emodializzati, politrasfusi, residenti in istituti a regime di vita comunitario, viaggiatori in aree dove l’epatite virale B è più diffusa (Africa e Medio Oriente).

Cirrosi
Parenchima delimitate da tessuto connettivo, e sono formati dall’attività rigenerativa delle cellule epatiche: Cirrosi. E’ una malattia caratterizzata da un grave e irreversibile sovvertimento delle cellule epatiche, legato a fenomeni ampiamente diffusi di fibrosi e formazione di noduli. I noduli sono porzioni di essi variano di volume, in relazione alla causa, da micronoduli (meno di 3 mm) a macronoduli (più di 3 mm). La cirrosi è causata da un danno cronico e irreversibile degli epatociti con necrosi diffusa, deposizione di tessuto connettivo, distorsione del letto vascolare e rigenerazione del restante parenchima epatico. La cirrosi è il risultato finale di molti tipi di danno epatico. Il quadro clinico dipende dalle alterazioni anatomo-patologiche e dalla gravità del danno. Esistono molti tipi di cirrosi: alcolica, virale, biliare, cardiaca, metabolica, da farmaci, autoimmune, da causa sconosciuta. La cirrosi alcolica, detta anche cirrosi di Morgagni-Laennec, è la forma più comune nei paesi industrializzati: la causa principale è l’abuso alcolico. Le principali manifestazioni di lesioni epatiche da alcol comprendono la steatosi, l’epatite e la cirrosi stessa. La cirrosi virale è una complicazione dell’infezione cronica da virus dell’epatite B, C e D. La cirrosi biliare è il risultato di una prolungata ostruzione delle vie biliari intra-epatiche (come nella cirrosi biliare primitiva) o extra-epatiche (come nella colangite sclerosante, nelle stenosi postoperatorie del coledoco, nella atresia delle vie biliari). La cirrosi “cardiaca” è causata dall0 scompenso cardiaco congestizio: la stasi circolatoria del cuore destro a livello epatico porta a necrosi e fibrosi. La cirrosi metabolica può essere dovuta a diverse patologie, come l’emocromatosi, il morbo di Wilson, il deficit di alfa-1-antitripsina, la galattosemia, le malattie da accumulo di glicogeno e altre sindromi ereditarie. La cirrosi da farmaci può essere causata dagli stessi farmaci che causano epatite, come metildopa, isoniazide, metotrexate. Circa il 10% delle cirrosi non ha causa riconoscibile, e perciò si dicono criptogenetiche. E’ possibile che questi casi siano il risultato dell’evoluzione di una steato-epatite non alcolica.